Dietro le scene, e cosa succede adesso

Si è conclusa la sedicesima edizione della SaharaMarathon, e dai commenti dei partecipanti e dall’attività sul gruppo Facebook ci sembra che anche quest’anno la settimana di permanenza ai campi Saharawi, e non solo la corsa, siano state una bellissima esperienza, sia per chi è venuto per la prima volta che per chi è tornato, chi a visitare la propria famiglia, chi a iniziare o proseguire un proprio progetto, chi semplicemente perchè non riesce a concepire un Febbraio senza tornare ai campi Saharawi.

Perchè è difficile non tornare. Per chi lavora nell’organizzazione e per chi è venuto quella meravigliosa prima volta che lo ha catturato, in cui non si aspettava nulla del genere.

Perchè tutti, ognuno a suo modo, abbiamo promesso di tornare.

Ci spiace per coloro che proprio l’ultimo giorno hanno vissuto sulla loro pelle la durezza e l’imprevedibilità del deserto, che ci ha tenuto ai campi un giorno in più e ha fatto perdere le connessioni ai voli, specialmente a chi veniva da lontano.
Ma siamo stati fortunati che la tempesta di sabbia non sia stata il giorno delle corse, come successe nel 2005, e sicuramente qualcuno di coloro che ora legge c’era, e lo ricorda.
Ho visto qualcuno scrivere: “Abbiamo avuto anche la tempesta di sabbia! e allo stesso prezzo!”.
Questo è lo spirito dei partecipanti alla SaharaMarathon, che ogni anno accettano gli inevitabili imprevisti e difficoltà che comporta partecipare a questo evento.

Quest’anno in particolare erano sotto gli occhi di tutti i danni causati dalle inondazioni di ottobre, che fanno capire quanto tutto è precario ai campi, e quale è stato lo sforzo per accoglierci.
Qualcuno avrà cercato una cosa che c’era e ora non c’è più. Per me è stata una grandissima tristezza vedere la biblioteca Bubisher, così luminosa con le sue grandi finestre, e piena di bambini quando la visitai l’anno scorso, ora vuota e senza il tetto.
E’anche questo che spinge a tornare, perchè ci sarà sempre qualcosa da costruire o ricostruire, e almeno in questo possiamo aiutare.

Ogni anno scopriamo che tra i nostri partecipanti ci sono storie bellissime, come quella di Ana Lucia, la prima ipovedente a partecipare alla SaharaMarathon, o Maria, che ha corso per completare il desiderio di suo padre, che voleva partecipare, ma è scomparso prima di poter realizzare il suo sogno.
Ma anche Jon, che dopo essere stato tra i primi per metà maratona si è lesionato, ma ha detto che la avrebbe finita camminando, per i Saharawi. O Daniel, che a 81 anni ha completato la 21km, ma per fortuna ha promesso che l’anno prossimo farà la 10km.
O David, di cui abbiamo scoperto la storia solo quando siamo tornati.

Siamo felici di aver ricevuto complimenti per il supporto durante la corsa, per la frequenza e l’abbondanza d’acqua, di frutta. Vogliamo che questa maratona, tra le più dure, sia il più piacevole possibile.
Siamo anche contenti di aver ricevuto critiche costruttive, come per le poche indicazioni del percorso quando si attraversano i campi, specialmente alla fine, quando si è stanchi ed più facile perdere l’orientamento. Siamo pochi, ma cercheremo di fare meglio.

Abbiamo anche ricevuto critiche costruttive riguardanti il programma delle attività.
I musei sono belli e interessanti, ma molti partecipanti desiderano vedere più cose della vita di tutti i giorni della società Saharawi, come scuole, asili, centri di impiego, ospedali o dispensari farmaceutici.
E’ bello sapere che le medaglie sono prodotte da una cooperativa di donne in un laboratrio di ceramica, ma sarebbe bello visitarlo.
Da questo punto di vista in parte abbiamo mancato, o almeno non abbiamo approfittato di tutte le opportunità.
Organizzare visite muovendo tutti i partecipanti è complesso, ma l’anno prossimo prepareremo una mappa di Smara, con una descrizione di tutti i suoi punti di interesse, gli orari in cui andarci, in modo che i partecipanti possano andarci da soli, camminando, quando lo preferiscono.
Non ci sarà bisogno di accompagnatori, chi lavora presso questi centri è sempre entusiasta di mostrarli ai visitatori.

Un’altra richiesta riguarda le informazioni sulla situazione politica e umanitaria del popolo Saharawi, che vengono generalmente trasmesse attraverso il lungo discorso di una sola persona. Ci viene suggerito che sarebbe più utile e interessante fare invece un dibattito, con domande e risposte, una tavola rotonda attorno alla quale chi è interessato possa fare domande alle autorità saharawi e ai rappresentanti della società civile.

C’è anche la richiesta essere portati a vedere il muro, eretto dal Marocco, che separa i territori liberati dai territori occupati.
E’un viaggio duro, di alcune ore, in camion attraverso il deserto, ma cercheremo di dedicargli un giorno, per chi ne farà richiesta.

Un discorso a parte meritano i progetti associati.
Per troppo tempo abbiamo detto che sono troppi per elencarli tutti.
E’vero, ma ormai sono così tanti che apportano ai campi più risorse della SaharaMarathon stessa, e ci viene chiesto di coordinarli.
Ci sono progetti doppi, fatti all’insaputa uno dell’altro, la cui collaborazione darebbe molto più della somma dei singoli.
Ci sono partecipanti che scoprono di progetti in corso, a cui avrebbero potuto dare supporto, quando sono già ai campi, e “Se lo avessi saputo prima…”
Ci sono partecipanti che hanno idee per un progetto, ma hanno bisogno di consigli o assistenza per iniziarlo, e avrebbero bisogno di uno spazio dove non solo noi, ma chi ha già lavorato ai campi, possa aiutarlo.
Per questo abbiamo creato una pagina sul sito SaharaMarathon dove cominciamo questo lavoro di catalogazione dei progetti associati.
Se avete un progetto in corso, o sapete già che ci sarete nel 2017 per cominciare un certo progetto, scriveteci e lo aggiungeremo alla lista.
Poi unitevi a al gruppo Facebook SaharaMarathon Projects, che dedichiamo esclusivamente ai progetti, e parlate del vostro (a beneficio di tutti cerchiamo di mantenerci, come lingue, su spagnolo e inglese)

Concludo con alcune informazioni sul progetto finanziato dalla SaharaMarathon con una parte delle vostre quote di iscrizione.
Il Ministero della Gioventù e dello Sport ci ha presentato un documento con le sue proposte e necessità per lo sviluppo di attività sportive, e con i costi relativi.
Dopo aver coperto i costi di alloggio alle famiglie Saharawi, di trasporto, dei lavoratori, di materiale sportivo e di attività come la corsa dei bambini, abbiamo finanziato con 3000€ la ricostruzione della Daira di Echederia, il comune che da sempre ospita i partecipanti della SaharaMarathon.
Abbiamo poi scelto, tra i progetti proposti dal Ministero, quello di formazione di atletica, che richiedeva 3500€, in preparazione alla prossima SaharaMarathon, e un finanziamento di 3000€ per l’organizzazione del campionato di calcio, fermo da 3 anni, e che rimane di gran lunga lo sport più popolare tra i giovani ai campi.

Nell’elenco dei progetti erano presenti il volley, maschile e femminile, il ciclismo, la boxe, i giochi tradizionali, e altri, ma le nostre risorse non sono sufficienti.
Per questo prepareremo una pagina di CrowdFunding per permettere a chi lo desidera di contribuire anche durante l’anno.
Cercheremo nel corso dell’anno attraverso il sito, il gruppo Facebook, Twitter e Instagram, di tenervi al corrente dell’evoluzione di questi progetti.
Ora riposiamo un po’, abbiamo un anno di tempo per preparare ancora una volta qualcosa di meraviglioso.

Mattia